Mostra su Tito “statista di pace” a Muggia (ts). Le scuse dell’assessore De Anna per l’infelice saluto inviato da un suo segretario.

Non sappiamo quale possa la miglior definizione di “statista”, ma va da sé che essa, quando espressa in forma istituzionale dovrebbe tenere conto della storia e delle sensibilità dei territori. Bene ha fatto quindi l’assessore regionale alla cultura De Anna a scusarsi (vedi Il Giornale di oggi link a fine articolo) per il non brillantissimo indirizzo di saluto pubblicato sul catalogo della mostra fotografica “Yoko Lennon Tito-one conceptual event” organizzata dal Comune di Muggia (sindaco Nesladek). Una rassegna di cui in pochi ne sentivano la necessità e che gioca sul lato eccentrico e da megalomane dell’ex dittatore, al quale piaceva culeggiare con il jet set internazionale e che per questo, più che per le suggestioni pacifiste, accettò l’invito di Lennon e Yoko Hono di piantare due ghiande “della pace” nel suo giardino a Belgrado. Va detto che le suddette scuse sono giunte a seguito di una specie di rivolta esplosa sul web sia da parte del centrodestra muggesano (vedi dichiarazione di Mosetti su Il Giornale) che da parte dei consiglieri regionali del Pdl triestino, Camber e Tononi, i quali si sono ribellati al veder sublimare le gesta di Tito “statista della pace” da parte di un esponente della giunta regionale da loro sostenuta. Ora, benevolmente, suggeriamo a chi di dovere – ad esempio al segretario Antonio Liberti (*) che, secondo alcune indiscrezioni apparse sul web, sarebbe l’autore dell’imbarazzante saluto – di documentarsi magari con un po’ più di attenzione e di impegno: a parte infatti la ormai nota e ampia letteratura sulle Foibe e sul genocidio degli italiani perpetrato dall’esercito yugoslavo comandato dal maresciallo, sempre per rappresentare Tito come “uomo di pace”, varrebbe la pena anche approfondire ad esempio i sistemi “pacifici” con cui egli usava gestire il dissenso interno, vedi il campo di sterminio (in 30.000 furono rinchiusi e 4000 ci lasciarono le penne per torture e deperimento fisico) dell’isola di Goli Otok. Ecco perché parole come “tolleranza”, “dialogo” e “confronto” usate quando c’è Tito di mezzo, non solo sono inappropriate, ma arrivano a suonare offensive nei confronti di coloro i quali, perlopiù nostri connazionali, subirono pene e dolori che non possono essere dimenticati. Soprattutto dalle istituzioni.
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(*) Antonio Liberti.
Impiego attuale : Ufficio stampa Comune di Porcia. Responsabile stampa presso segreteria particolare Assessore Regionale Elio DeAnna.
Impiego precedente : capo ufficio stampa Provincia Pordenone. Formazione : laurea presso Università di Udine.
(dati pubblici reperiti sul profilo LINKEDIN di Antonio Liberti)

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